On. Salvatore De Meo
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Lo avevano chiamato Decreto di aprile, annunciato più volte nelle settimane scorse, alla fine è arrivato a maggio, e quindi si potrà definire “Decreto ritardo”. Un accordo raggiunto dopo tante tensioni all’interno della maggioranza stessa che confermano, se ancora ce ne fosse bisogno, quanta confusione e poca chiarezza ci siano nel gestire un’emergenza come quella attuale. Ancor più preoccupante se pensiamo che sarà proprio questo Governo a gestire la ripresa dell’Italia. Fin dall’inizio della pandemia, Forza Italia ha sempre teso la mano al Governo offrendo proposte concrete che, a quanto pare, non sono state prese proprio in considerazione. C’è una preoccupazione generale da parte di FI poiché si teme che ai ritardi di prima, per i quali non sono sufficienti le scuse del Presidente Conte, se ne potrebbero aggiungere ulteriori e questo sarebbe inaccettabile. Nel “Decreto ritardo” ci aspettavamo qualcosa di più per i comuni, ad esempio, che sono gli unici enti di vicinanza che potrebbero dare migliori risposte alle imprese e alle famiglie. Questo è un momento delicato, speriamo che il Decreto abbia una forza vera poiché risulta, all’atto pratico e per stessa ammissione del Governo, insufficiente rispetto a quella che è la portata della grande recessione economica che sta arrivando. Personalmente, dopo le dichiarazioni roboanti del Ministro Franceschini, mi sarei aspettato anche un chiarimento vero in merito alle concessioni demaniali così come non mi sembra che sia stato confermato il tanto proclamato premio agli operatori sanitari per quello che è stato il loro prezioso ed importante lavoro durante tutta la pandemia. Purtroppo il Decreto è stato fagocitato da una animata discussione sulla scelta del Governo, su proposta della Ministro all’Agricoltura Bellanova, di regolarizzare gli immigrati impegnati non solo nei campi. Forza Italia ha sempre contestato questa scelta perché pensiamo che in questo momento lo strumento migliore per le imprese sia quello dei voucher per garantire ad un mercato dinamico e flessibile come quello dell’agricoltura, o come quello dei servizi alla persona, la possibilità di offrire, a tutti coloro che sono intenzionati, un modo vero di lavorare. La scelta assunta dal Governo è pericolosa in quanto non è rivolta solo a chi è in possesso di un permesso di soggiorno in scadenza o appena scaduto, ma anche a coloro che sono presenti in Italia dal mese di ottobre 2019 senza alcun permesso, ossia “irregolari”.