L’atteggiamento di Erdogan e la sua discutibile decisione di convertire la basilica di Santa Sofia e la chiesa di Chora, inseriti dall'UNESCO nell'elenco dei siti patrimonio dell'umanità, in moschee è deplorevole nonché autoritario rispetto a quello che dovrebbe essere un atteggiamento di apertura e di cooperazione verso l’Europa e gli Stati membri. In questo modo è venuto meno sia il dialogo interreligioso e interculturale sia la tolleranza. Ciò dimostra chiaramente che, come in molti altri casi, la Turchia non intende onorare i suoi obblighi internazionali nemmeno in materia di patrimonio culturale. Per questo, insieme ad altri colleghi del Parlamento, ho firmato una interrogazione parlamentare in cui chiediamo la cessazione immediata dei finanziamenti alla Turchia nell'ambito del patrimonio culturale. La cultura è un bene e un dono di tutti, ma va tutelato e rispettato in ogni circostanza e, soprattutto, da ogni Stato. Dal 2016 ad oggi la Commissione non ha assegnato alla Turchia alcun finanziamento supplementare per il patrimonio culturale a titolo dello strumento di assistenza preadesione. L'attività "Patrimonio culturale comune: conservazione e dialogo tra la Turchia e l'UE", del programma d'azione annuale 2016, è stata l'ultima attività finanziata in questo ambito. L'obiettivo principale di tale attività è promuovere il dialogo con la società civile tramite la cultura, le arti, i settori creativi e il patrimonio culturale attraverso la creazione di reti e dialoghi transfrontalieri tra le organizzazioni della società civile in Turchia e l'UE. Pertanto, tenendo conto del contesto attuale, era inevitabile che la Commissione sospendesse il progetto perché non solo danneggerebbe ulteriormente le organizzazioni che operano in un ambiente sempre più difficile e ostile, ma invierebbe un segnale negativo alle stesse organizzazioni che promuovono i valori e i principi dell'UE, come appunto il dialogo interculturale.