On. Salvatore De Meo
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I dati forniti dalla Commissione e dal EU Animal Diseases Information System evidenziano che la peste suina africana, non trasmissibile agli esseri umani, continua a diffondersi in Europa risultando altamente contagiosa e spesso letale per cinghiali e maiali. Esplosa nel 2014 in alcuni Paesi dell’Est Europa, la peste si è diffusa in altri Stati Membri, tra cui Belgio e Germania, con riscontri di contagi anche in Cina, India, Filippine e in diverse aree del Sud-Est asiatico. In Italia si sono verificati alcuni casi solo in Sardegna dove però negli ultimi anni la situazione è molto migliorata grazie ad un Piano di sorveglianza nazionale previsto nell’ambito della strategia comunitaria di prevenzione e controllo della malattia approvato dalla Commissione Europea. I cinghiali sono stati identificati come vettore di maggior contagio anche alla luce dell’aumento negli Stati membri delle popolazioni di suini selvatici la cui presenza, registrata sempre più nelle vicinanze di aziende di allevamento nonché dei centri abitati, rappresenta un crescente rischio di trasmissione della peste, oltre che essere un oggettivo problema per i danni che stanno provocando all’agricoltura e alle persone. Per questi motivi, ho presentato un’interrogazione alla Commissione nella quale chiedo quali nuove azioni intenda proporre per contenere il contagio da peste suina e se in alcuni degli Stati membri ci siano prassi o regolamentazioni, con esiti positivi, per il contenimento della crescita dei cinghiali tali da poter essere applicate anche negli altri Stati. Inoltre, ho chiesto alla Commissione se voglia valutare, di concerto con i singoli Stati membri, una revisione dei regolamenti venatori come possibile soluzione per contenere la crescita incontrollata dei cinghiali e, di conseguenza, la diffusione della peste suina africana considerato che l’Unione Europea è il secondo produttore di maiali (nonché il suo più grande esportatore al mondo) e che le ripercussioni economiche che questa epidemia potrebbe causare proprio ai Paesi colpiti rappresenterebbe un ulteriore, pesante, fardello da sopportare per gli allevatori e, in generale, per tutta la filiera produttiva soprattutto in questo preciso momento storico nel quale si sta cercando di arginare la crisi economica causata dal Covid 19.