On. Salvatore De Meo
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E in vista dell’evento celebrativo che si svolgerà l’8 novembre prossimo a Bologna, ha fatto il punto sui nuovi scenari dell’agricoltura europea con un focus sulla sostenibilità e l’innovazione nel settore dell’ortofrutta. Un settore che rappresenta i valori della filiera agroalimentare come tracciabilità, innovazione, biodiversità e che vuole affrontare le nuove sfide dell’agricoltura, ma in un contesto sempre più condizionato dai cambiamenti climatici.

Un appuntamento organizzato a Sant’Agata Bolognese (BO) nella sede Basf Nunhems in cui si è parlato di transizione ecologica e innovazione, agricoltura sostenibile e nuovi scenari in vista tra Green Deal e la nuova strategia Farm to fork.

“I cambiamenti climatici cui stiamo assistendo, la minor disponibilità di terre coltivabili dovuta alla continua espansione delle aree urbane, uniti all’esigenza di utilizzare sistemi produttivi più sostenibili – ha il direttore di Assosementi Alberto Lipparini – ci obbligano a ricercare continuamente nuove soluzioni capaci di dare risposte concrete a tali richieste.

La possibilità di vincere queste nuove sfide è strettamente legata alla capacità di innovare, di trovare nuove risposte alle domande emergenti. In questo scenario, un ruolo fondamentale è svolto dal settore sementiero che è il primo imprescindibile anello della filiera produttiva agricola. Imprescindibile perché è il punto di partenza della maggior parte delle filiere agricole vegetali, il fulcro sul quale poggiano tutti i sistemi produttivi che intendono fare prodotti di qualità. Il seme è lo scrigno che racchiude il patrimonio genetico dei vegetali e che, una volta messo a dimora, è in grado di estrinsecare tutto il proprio potenziale e garantire le produzioni attese”.

Il settore sementiero italiano vede coinvolti 15.000 agricoltori per le specie agrarie e 4.000 per le specie ortive a livello nazionale. La superficie di produzione delle sementi ufficialmente certificate nel 2020 si attesta a 208 mila ettari, +3% rispetto all’anno precedente mentre è di circa 1 miliardo di euro il fatturato del settore, stimato all’ingrosso ed al netto dei trattamenti.

La produzione di sementi di cereali a paglia nel 2020 ha riguardato circa 104.000 ettari, in linea con l’anno precedente, mentre la produzione di sementi di colture industriali nel 2020 ha riguardato circa oltre 27.600 ettari, +9% rispetto all’anno precedente.

“Il settore sementiero gode di buona salute, soprattutto il comparto delle orticole. L’Italia è il secondo paese europeo e uno dei primi al mondo per la produzione di sementi ortive e nel 2020 le superfici investite in questo comparto hanno superato i 33mila ettari. L’innalzarsi degli standard qualitativi richiesti dal mercato permette alle aziende sementiere che sanno offrire la migliore qualità possibile di distinguersi e di acquisire sempre maggiore spazio nel contesto globale. Capacità di interpretare, talvolta anche anticipare, e dare sempre risposte positive alle richieste del mercato sono le ragioni del loro successo. Non dobbiamo poi dimenticare che l’Italia offre condizioni pedoclimatiche uniche: tradizione delle ditte sementiere, elevata specializzazione delle aziende agricole che moltiplicano, attenzione delle istituzioni che hanno favorito la creazione di veri e propri ‘distretti’, diversità di ambienti di coltivazione e di situazioni climatiche” ha spiegato Robero Morelato Presidente della Sezione Orto di Assosementi.

La produzione di sementi di colture foraggere nel 2020 ha riguardato circa 71.300 ettari, +4,5% rispetto all’anno precedente.

La produzione di sementi di colture industriali nel 2020 ha riguardato circa oltre 27.600 ettari, +9% rispetto all’anno precedente.

La produzione di sementi di colture foraggere nel 2020 ha riguardato circa 71.300 ettari, +4,5% rispetto all’anno precedente.

L’Italia è il secondo paese europeo e uno dei primi al Mondo per la produzione di sementi ortive. Nel 2020 le superfici investite in tale settore hanno superato i 33mila ettari.

Significativa è la superficie destinata alla produzione di seme di coriandolo che nel 2020 ha sfiorato i 20mila ettari, raddoppiando il dato dell’anno precedente. La produzione di seme di coriandolo è destinata quasi completamente all’export.

Il settore sementiero investe ogni anno sino al 20% del suo fatturato in ricerca e sviluppo, con l’obiettivo di offrire al mercato varietà migliori. Secondo l’indagine Euroseeds, pubblicata sulla rivista “Frontiers in Plant Science”, il 30% delle aziende intervistate potrebbe mettere sul mercato nuove varietà frutto delle TEA – Tecniche di Evoluzione Assistita nell’arco dei prossimi 5 – 10 anni. Tuttavia, il 40% delle aziende afferma di aver ridimensionato o stoppato i propri programmi di ricerca a causa dell’incertezza normativa.