On. Salvatore De Meo
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Nei giorni scorsi è balzata agli occhi di tanti la notizia che l'Istituto Universitario Europeo (IUE) di Fiesole ha proposto di cambiare il nome alla festa di Natale rimuovendo il riferimento alla parola "Natale" e allargandone il significato per abbracciare le diverse religioni, trasformandola in "Festa d'inverno".

Già l’anno scorso la Commissaria europea per l'uguaglianza nella Commissione von der Leyen, Helena Dalli, con una circolare interna rivolta ai dipendenti in merito al linguaggio inclusivo da adottare da parte della Commissione aveva proposto di cancellare la parola “Natale” per evitare di urtare altre sensibilità religiose. La circolare è stata poi ritirata! Non dimentichiamoci neanche come molti dirigenti scolastici o insegnanti, sistematicamente, con l’avvicinarsi delle festività natalizie, si avventurano in ragionamenti simili autogiustificandosi che i bambini e le famiglie di altre culture religiose potrebbero sentirsi esclusi.

Io credo che questo approccio da parte di alcuni sia assolutamente sbagliato e costituisca un vero atto discriminatorio nei confronti dei cattolici cristiani perché dimenticano le profonde radici cristiane della nostra Europa sulla cui base oggi siamo un continente aperto, accogliente e rispettoso di tutte le culture. Rispettare ed accettare le altre culture non deve significare rinunciare alla nostra!

Per questo motivo, così come per la circolare della Commissaria Dalli, insieme ad alcuni colleghi di Forza Italia – Gruppo PPE, abbiamo scritto alla Commissione europea chiedendo di valutare la validità della proposta dell'Istituto Universitario Europeo (IUE) di Fiesole. In particolare abbiamo chiesto alla Commissione di esaminare se questa decisione possa essere in linea con gli obiettivi di inclusione etnica e razziale delineati nel piano 2023-2026 nei quali si sottolinea l'importanza di riconoscere e rispettare le diverse osservanze religiose e culturali.

Bisogna anche considerare il rispetto per la libertà di espressione, compreso il diritto delle persone di celebrare le proprie tradizioni e festività religiose come parte della diversità culturale, poiché questo è un valore universalmente riconosciuto.
Pertanto, abbiamo chiesto alla Commissione di condurre una valutazione approfondita e di intervenire presso il presidente dell'IUE esprimendo preoccupazioni o raccomandazioni. In ogni caso, ci aspettiamo che la Commissione agisca nel rispetto della sua politica generale di promozione dell'inclusione e del rispetto della diversità culturale.