Dopo aver minacciato dazi del 50% su tutte le importazioni europee a partire dal 1° giugno, Donald Trump ha fatto marcia indietro grazie a una telefonata con Ursula von der Leyen. La Presidente della Commissione europea è riuscita a convincerlo a prolungare il dialogo fino al 9 luglio, prorogando di fatto la sospensione delle tariffe decisa ad aprile. Questo colloquio tra i due leader rappresenta il primo contatto diretto di alto livello tra Washington e Bruxelles sulla delicata questione commerciale. Ursula von der Leyen ha ribadito al Presidente statunitense l’impegno dell’Unione Europea per un accordo rapido e concreto. Anche Trump ha confermato l’intesa, assicurando che i negoziati inizieranno a breve.

Restano però in vigore i dazi del 10% su tutte le esportazioni dell’UE verso gli Stati Uniti e del 25% su automobili, acciaio e alluminio. Per questi ultimi due, il Presidente ha fatto sapere di volerli portare fino al 50%, stando alle sue recenti dichiarazioni.

In questo clima di incertezza, un tribunale federale statunitense per il commercio internazionale aveva bloccato mercoledì scorso l’entrata in vigore di parte delle misure, giudicandole illegittime. Tuttavia, dopo il ricorso dell’amministrazione statunitense, un tribunale federale d’appello di Washington ha ribaltato temporaneamente la decisione, permettendo il ripristino di buona parte dei dazi annunciati da Trump. Si tratta di un nuovo elemento che complica ulteriormente il quadro delle trattative tra le due sponde dell’Atlantico.

L’Unione Europea è oggi il principale attore del commercio mondiale, con una quota del 16% del totale degli scambi, seguita da Cina e Stati Uniti, entrambe al 13,5%. Solo nel 2022, l’UE ha generato il 32% degli investimenti globali in uscita e il 25% di quelli in entrata. Nel 2023, il valore degli scambi tra UE e Stati Uniti ha raggiunto circa 1.600 miliardi di euro. Gli USA sono il primo partner per le esportazioni europee, mentre per le importazioni americane l’UE è al secondo posto, dopo la Cina.

Nonostante il Presidente americano evidenzi un deficit commerciale di 250 miliardi di dollari tra USA e UE, in queste stime non viene considerata una quota significativa dei servizi digitali statunitensi, forniti soprattutto dalle grandi piattaforme come Google, Amazon, Apple, Meta e Microsoft. Questa dipendenza dai servizi digitali europei rappresenta un nodo politico cruciale, dato che tali servizi costituiscono un’infrastruttura critica per settori chiave come la sanità, l’istruzione e l’industria. Considerando anche questi flussi, il bilancio commerciale tra le due aree risulterebbe molto più equilibrato, avvicinandosi a una sostanziale parità.

Il ministro degli Esteri e segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, ha rivendicato un ruolo centrale dell’Italia nell’avvio di questo dialogo, mentre la Presidente Meloni starebbe lavorando per organizzare un vertice europeo prima della scadenza della tregua.

Ora la gestione dei negoziati torna nelle mani del commissario europeo per il commercio, Maroš Šefčovič, che finora non ha ottenuto risultati tangibili. Dopo l’ultimo round fallimentare, Trump aveva accusato l’UE di scarsa collaborazione. Šefčovič ha sottolineato che il commercio deve basarsi sul rispetto reciproco e ha avvertito che l’Unione è pronta a difendere i propri interessi. In caso di fallimento delle trattative, Bruxelles è disposta a colpire con tariffe su 95 miliardi di euro di prodotti americani e a ricorrere all’Organizzazione Mondiale del Commercio. Inoltre, potrebbe attivare lo “strumento anti-coercizione”, colpendo i profitti delle grandi aziende tecnologiche statunitensi.

Ritengo, come sottolineato dal ministro Tajani, che sia fondamentale auspicare che il commissario Šefčovič riesca a indirizzare le trattative verso un esito positivo. È imprescindibile arrivare a un accordo che eviti una guerra commerciale. L’obiettivo, come evidenziato da Tajani, è “dazi zero – dazi zero”, per un mutuo vantaggio. Il sogno che molti auspicano sarebbe la creazione di un grande mercato comune che comprenda Stati Uniti, Messico, Canada ed Europa, a beneficio di tutte le economie coinvolte. Per raggiungere questo traguardo è però necessario un grande impegno diplomatico, pazienza e determinazione da parte di tutte le parti in causa.