
Durante l’ultima sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo è stato approvato un provvedimento importante che punta a rafforzare il benessere di cani e gatti e a migliorarne la tracciabilità in tutta Europa. In qualità di relatore per il gruppo PPE di questo dossier, ho seguito da vicino un negoziato complesso e delicato, che ha suscitato un ampio dibattito e posizioni diverse anche all’interno dei gruppi politici.
Il mio incarico, affidatomi dai colleghi del PPE in Commissione Agricoltura, era chiaro: rendere più efficaci le regole contro il commercio illegale e garantire standard più elevati di tutela degli animali, senza però imporre vincoli eccessivi ai semplici proprietari responsabili. Obiettivo prioritario è stato quello di contrastare i comportamenti illeciti e non gravare inutilmente su famiglie e proprietari che non svolgono attività commerciali.
Sono state previste esenzioni mirate: per gli agricoltori, ad esempio, e per i cani da lavoro come quelli militari, di polizia e di servizio. Inoltre, abbiamo ottenuto periodi di transizione adeguati che consentiranno agli Stati membri di adeguarsi gradualmente alle nuove regole.
Tra le novità più rilevanti c’è l’introduzione di norme comuni sulla tracciabilità, fondamentali per arginare gli scambi illeciti tra Paesi. Diventerà, infatti, obbligatorio il microchip per tutti i cani e i gatti a prescindere dal fatto che vengano immessi in commercio. In Italia, come in altri paesi europei, questa misura è già in vigore per i cani, ma non ancora per i gatti: per questo motivo è stato stabilito un periodo di cinque anni per adeguarsi all’obbligo per i cani, dieci anni per i gatti.
Tutti i dati identificativi confluiranno in una banca dati europea gestita dalla Commissione con sistemi interoperabili tra gli Stati membri. Il testo prevede anche il divieto di vendita di cani e gatti nei negozi, una norma che in diversi Paesi è già operativa e che punta a evitare condizioni di spazio e igiene inadeguate per gli animali.
Particolare attenzione è stata riservata anche alle vendite online: basti pensare che nell’Unione europea il 44% dei cittadini convive con un animale domestico e il commercio di cani e gatti vale circa 1,3 miliardi di euro. Tuttavia, il 60% degli acquisti avviene attraverso piattaforme digitali, spesso senza le necessarie garanzie di trasparenza e rispetto degli standard di benessere.
Abbiamo dunque lavorato per dotare l’Europa di un sistema di regole comuni e armonizzate che fissino standard minimi in materia di tutela e tracciabilità degli animali evitando, al tempo stesso, un eccessivo appesantimento burocratico per chi vive con un cane o un gatto per semplice compagnia. Si tratta di un risultato concreto che contribuirà a proteggere i nostri animali domestici ed a garantire maggiore sicurezza e chiarezza ai cittadini europei.