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STAGE IN UE + NATO

Con l’obiettivo di offrire un'opportunità di formazione professionale e di far conoscere direttamente l’operato delle organizzazioni internazionali, sia le istituzioni dell’Unione europea che la NATO propongono numerose opportunità di stage per i giovani.
Il programma di tirocini presso le istituzioni e gli organismi dell'UE permette di scoprire le diverse carriere nell'Unione, migliorando le competenze professionali e favorendo la crescita personale. I tirocini sono disponibili in svariati settori, tra cui risorse umane, comunicazione, IT, diritto della concorrenza, politica ambientale e sviluppo. La loro durata varia tra i 3 e i 6 mesi, con alcune eccezioni, e prevedono una retribuzione. È possibile svolgere stage nelle Delegazioni dell'UE in tutto il mondo, presso i servizi e le agenzie della Commissione europea, situati principalmente a Bruxelles, ma anche in Lussemburgo e negli Stati membri.
Anche la NATO offre periodicamente interessanti opportunità di tirocinio, consentendo di acquisire esperienza diretta in un contesto internazionale e multiculturale. Attraverso la piattaforma di acquisizione talenti della NATO, i candidati possono registrare il proprio profilo e monitorare le posizioni disponibili, rimanendo aggiornati sulle future aperture. I tirocini NATO hanno generalmente una durata fino a 12 mesi e rappresentano un’occasione unica per sviluppare competenze nel settore della difesa, delle relazioni internazionali e della governance globale, contribuendo direttamente alle attività dell’Alleanza Atlantica.
Per cercare le opportunità di stage presso le istituzioni europee e la NATO, è possibile consultare il seguente link: https://www.salvatoredemeo.eu/stage/

SEMPLIFICAZIONI IN AGRICOLTURA: RISPOSTA CONCRETA DA UE A SETTORE

La Commissione Europea annuncerà quest'anno due pacchetti di semplificazione per ridurre il carico amministrativo sugli agricoltori e sull'intera filiera agroalimentare: lo ha dichiarato il Commissario europeo all'Agricoltura, Christophe Hansen, presentando lo scorso 13 marzo all'Eurocamera di Strasburgo la “Visione UE per l'agricoltura”.
Il primo pacchetto si concentrerà sulla Politica Agricola Comune attuale, mentre il secondo riguarderà un pacchetto legislativo più ampio. Per il futuro PAC post-2027, Hansen ha sottolineato che il sostegno sarà più semplice e mirato verso gli agricoltori che ne hanno più bisogno, con migliori incentivi e maggiore autonomia per gli Stati membri. Inoltre, verranno promosse nuove opportunità di reddito, come la bioeconomia e l'agricoltura del carbonio.
Nel 2025 verrà presentata una strategia per il ricambio generazionale, dato che attualmente solo il 12% dei nuovi agricoltori ha meno di 40 anni. Affrontare questa sfida è cruciale per garantire sicurezza e sovranità alimentare, ha sottolineato Hansen, esortando a unire gli sforzi europei e nazionali.
Infine, per far fronte alle crisi del settore, la Commissione svilupperà un approccio più efficace alla gestione del rischio e delle crisi, rafforzando gli incentivi per l'adattamento aziendale e migliorando l'accesso ad assicurazioni e strumenti di riduzione del rischio per i produttori.
Ho accolto con soddisfazione l'annuncio del Commissario Hansen e continuerò con impegno a sostenere gli agricoltori italiani ed europei nella Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, affinché l'intero comparto riceva finalmente una risposta concreta dall'Europa.

LIBRO BIANCO SULLA DIFESA, UN PASSO STRATEGICO PER UN’EUROPA PIÙ SICURA

Il “Libro Bianco sulla Difesa”, presentato dalla Commissione Europea lo scorso 19 marzo, evidenzia la necessità di colmare le carenze negli investimenti e nelle capacità militari dell'UE. L'obiettivo è rafforzare la sicurezza del continente e l'industria della difesa, garantendo nel contempo il sostegno all'Ucraina contro l'aggressione russa.
Il piano prevede sei azioni chiave: colmare le lacune in termini di capacità concentrandosi su esigenze critiche individuate dagli Stati membri, sostenere l'industria della difesa europea incentivando appalti collaborativi, migliorare l'assistenza militare all'Ucraina e integrare le industrie della difesa europee e ucraine, rafforzare il mercato della difesa dell'Ue semplificando la normativa, accelerare l'innovazione tecnologica con focus su IA e tecnologia quantistica e, infine, migliorare la preparazione dell'Europa a scenari di crisi potenziando la mobilità militare, le scorte e la sicurezza delle frontiere, soprattutto con Russia e Bielorussia.
Inoltre, il documento sottolinea l'importanza di consolidare i partenariati globali con paesi che condividano i valori europei.
Con l'approvazione al Libro Bianco sulla difesa si consolida un passaggio strategico fondamentale per rafforzare la sicurezza dell'Europa e ridurre la sua minaccia alle instabilità geopolitiche globali.
Come componente della commissione Difesa e Sicurezza, ho seguito l’iter che ha portato alla sua approvazione da parte del Parlamento europeo, apprezzando il riferimento al piano ReArm Europe, che non deve essere inteso come una dichiarazione di guerra, ma come una strategia di pace.
Ho più volte ribadito, infatti, che rafforzare le capacità difensive dell'UE non significa abbracciare una deriva militarista, bensì garantire una deterrenza efficace per prevenire i conflitti. Una difesa comune e solida non è uno strumento di aggressione, ma una garanzia di stabilità per il nostro continente.
Forza Italia ha sempre sostenuto con chiarezza la necessità di una difesa europea complementare alla NATO. Con questo piano, l'Europa compie un passo decisivo per dotarsi degli strumenti necessari a proteggere i propri cittadini e difendere i valori democratici su cui si fonda.

NUOVO PATTO SULL’IMMIGRAZIONE, UNA SVOLTA NECESSARIA

Con il “Patto sulla migrazione e l'asilo” l’Europa ha stabilito un insieme di norme per gestire l'immigrazione e creare un sistema comune di asilo a livello europeo. Approvato dal Parlamento il 10 aprile 2024, tale Patto si basa su quattro pilastri principali: frontiere esterne sicure, procedura rapida ed efficace, solidarietà e responsabilità, cooperazione internazionale. L'obiettivo è di garantire una gestione più efficiente e condivisa dell'immigrazione, rafforzando la sicurezza e assicurando protezione a chi ne ha realmente diritto.
Durante la sessione plenaria dello scorso 11 marzo, è stato annunciato un nuovo piano europeo per i rimpatri dei migranti senza diritto di restare nell'UE. Presentato dal commissario Magnus Brunner, il regolamento ha l’obiettivo di uniformare e rendere più severe e concrete le procedure di rimpatrio di coloro che non hanno diritto.
Tra le novità, l'istituzione di un modulo comune nel database di Schengen consentirà agli Stati membri di condividere gli ordini di espulsione, evitando che i migranti respinti in un Paese si trasferiscano in un altro per presentare una nuova domanda d'asilo. L'obiettivo è accelerare i rimpatri e garantire che chi deve lasciare un Paese europeo debba lasciare l'intera Unione.
Ritengo che un sistema unico e condiviso per i rimpatri sia fondamentale per garantire regole chiare ed efficaci nella gestione dell'immigrazione. Attualmente, solo il 20% dei migranti irregolari viene effettivamente rimpatriato, mentre il resto sfugge ai controlli, alimentando flussi incontrollati e reti criminali. Con questo nuovo regolamento, l'UE supera la frammentazione delle 27 normative nazionali, introducendo un sistema vincolante e più rapido.
Per anni, infatti, abbiamo assistito ad una procedura complessa e inefficace, con gravi ripercussioni sulla sicurezza e sulla fiducia dei cittadini. Senza regole certe, il sistema di accoglienza diventava insostenibile, favorendo l'immigrazione clandestina. Ora l'Europa ha saputo scegliere un approccio più responsabile, che semplifica i rimpatri e rafforza la cooperazione tra gli Stati.
Il regolamento prevede anche la possibilità di istituire hub nei Paesi terzi, confermando la validità del modello italiano adottato con l'accordo siglato con l'Albania. Tale accordo, infatti, prevede che, una volta soccorse le persone, vengano visitate a bordo delle navi della Marina Militare italiana: gli uomini senza vulnerabilità evidenti e provenienti dai cosiddetti “paesi sicuri” vengano poi portati in Albania, dove sono stati costruiti due centri gestiti dalle autorità italiane.
Per quanto riguarda il Piano europeo però è essenziale che i negoziati procedano rapidamente affinché questa misura diventi operativa al più presto, con risultati concreti e tempestivi per tutti.

AUTOMOTIVE: SI’ AD UNA TRANSIZIONE VERDE, MA REALISTICA

L’obiettivo principale del piano UE sull’auto è affrontare le sfide sistemiche del settore automobilistico, che genera il 7-8% del PIL del continente e dà lavoro direttamente a 13 milioni di persone, ma è sempre più in crisi con il passaggio all’elettrico e la competizione di Cina e Stati Uniti. Sfide che sono approcciate senza rinunciare al rispetto degli obiettivi climatici. Il piano presentato lo scorso 5 marzo dalla Commissione Europea per il settore automotive non modifica lo stop ai motori a combustione dal 2035. L'anticipo al 2025 della revisione del regolamento UE sulle emissioni di CO2 è un primo segnale positivo che può offrire maggiore chiarezza agli operatori, ma è fondamentale che tale revisione tenga conto della realtà del settore e della crisi che sta attraversando.
Ciò che mi preme ribadire con forza, infatti, è che la transizione non può avvenire imponendo scadenze irrealistiche che comprometterebbero la competitività del nostro sistema produttivo. Il Partito Popolare Europeo ha già sottolineato la necessità di riconsiderare il divieto ai motori termici dal 2035, affinché la transizione non diventi un freno alla crescita economica e all'occupazione.
Durante il convegno di Torino del 29 marzo, promosso da Forza Italia e intitolato "Il futuro dell’automotive passa da qui: per non essere solo museo", è stata ribadita la necessità di una transizione giusta nel settore automobilistico. Abbiamo confermato la nostra opposizione a un’agenda green estrema e ideologica, che penalizza cittadini e imprese, e sottolineato l’urgenza di sostenere il sistema imprenditoriale italiano in questa fase di cambiamento. È emersa, inoltre, la necessità di un confronto tra istituzioni, imprese e mondo accademico per affrontare le sfide legate all’elettrificazione, all’innovazione tecnologica e alla sostenibilità, rivedendo la scelta unica sull’elettrico.
La transizione deve essere graduale e non dettata da un'ideologia ambientalista estrema che rischia di danneggiare un settore strategico per il nostro Paese e per l'intera Europa. Serve un'Europa flessibile, capace di adattarsi al contesto attuale, segnato da una profonda crisi economica e dai conflitti in corso: è necessario adottare misure sostenibili e realistiche. La transizione ecologica non può trasformarsi in una condanna economica senza tener conto delle reali capacità produttive e tecnologiche del nostro continente.
In questo contesto, l'annuncio del presidente Trump, riguardante l'imposizione di dazi del 25% sulle auto importate negli USA, rappresenta un atto ingiusto nei confronti dell'Unione Europea e dell'Italia. Parallelamente, il rinvio della proposta di revisione promessa dalla presidente von der Leyen "entro fine marzo" – parte centrale del piano Ue per l'automotive presentato il 5 marzo – ritarda le misure volte a garantire maggiore flessibilità alle case automobilistiche sui target da raggiungere già quest'anno.
È il momento di reagire con lucidità e forza, senza cadere nella trappola di una guerra commerciale che danneggerebbe tutti. Come ha giustamente sottolineato il ministro Antonio Tajani, servono nervi saldi e una strategia intelligente. L'unica via percorribile è quella della diplomazia. Non possiamo permetterci reazioni emotive o dannose per i nostri stessi interessi.
L'Europa deve restare unita, parlare con una sola voce e sostenere una linea ferma, ma costruttiva. Forza Italia continuerà a lavorare per difendere le eccellenze italiane, le imprese e i lavoratori, e garantire che il dialogo con gli Stati Uniti resti aperto, ma senza subire imposizioni unilaterali.

LA SICUREZZA EUROPEA NON È UN’OPZIONE, MA UNA SCELTA NECESSARIA

In uno scenario internazionale così critico e decisamente preoccupante, la sicurezza dell’Europa non può e non deve passare in secondo piano. La necessità di una difesa comune, infatti, non deve essere un’opzione, ma una prerogativa: senza sicurezza non può esserci un futuro basato su crescita e sviluppo, ma, soprattutto, su stabilità. La difesa comune è, ora più che mai, una priorità essenziale per un'Europa più forte e credibile nello scacchiere mondiale.
Il nostro obiettivo è costruire, attraverso la deterrenza, un'Unione capace di proteggere i suoi cittadini e difendere i valori democratici su cui si basa. Il piano di difesa europea, presentato dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha segnato un passo cruciale per il rafforzamento delle capacità di difesa dell'Ue e per una maggiore sicurezza dei suoi cittadini. L'Europa deve affrontare le sfide geopolitiche con un'azione coordinata e strategica, investendo nella propria industria della difesa e riducendo la dipendenza da forniture esterne. Il tema della difesa è spesso oggetto di divisioni ideologiche, ma senza una politica estera e di sicurezza credibile non è possibile garantire la competitività europea.
La questione non è recente: già con la presidenza Obama, gli alleati NATO decisero di portare al 2% la spesa per la difesa, ma l'Italia è ancora sotto l’1,5%. La sicurezza oggi riguarda anche infrastrutture critiche, cybersecurity, catene di approvvigionamento e resilienza economica, ambiti in cui è necessaria una diplomazia forte. In questo contesto, Forza Italia sostiene la necessità di una difesa comune, consapevole che sicurezza e crescita sono inscindibili. Tuttavia, il rafforzamento delle capacità difensive dell’Ue deve avvenire senza ridurre i fondi di coesione o la spesa sociale.
Nel mio ruolo di Presidente della Delegazione UE per i rapporti con la Nato, ho sempre ritenuto che l’Europa debba rispondere alle nuove sfide geopolitiche con un approccio unitario e strategico. È necessario investire nella nostra sicurezza e difesa generale, guardando oltre la semplice dimensione militare, dando all’Ue forza, ma anche maggiore credibilità sullo scenario internazionale. La difesa europea non rappresenta un ritorno al passato, ma un mezzo per prevenire conflitti attraverso la deterrenza.
In questo quadro, è fondamentale il ruolo della NATO, con cui l'Ue deve operare in complementarità per garantire un Occidente unito e stabile. Per questo, Forza Italia continuerà a lavorare per un’Europa più forte, sicura e competitiva, garantendo la protezione e il benessere dei cittadini.

LA STRATEGIA INDUSTRIALE E PER L’EXPORT DI TAJANI

Il ministro degli Esteri e segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, ha presentato nei giorni scorsi il Piano d'Azione per l'Export italiano nei mercati extra-UE. L'obiettivo è ambizioso: incrementare di oltre il 10% le esportazioni verso i Paesi emergenti e, al contempo, ridurre il surplus commerciale con gli Stati Uniti per scongiurare l'imposizione di ulteriori dazi da parte dell'amministrazione Trump.
Sul fronte dei dazi USA-UE, la situazione resta in continua evoluzione. Dopo un alternarsi di minacce e sospensioni, l'entrata in vigore delle tariffe contro Messico e Canada è prevista per il 2 aprile, mentre l'UE ha deciso di posticipare di due settimane le proprie contromisure sui prodotti americani. In questo scenario, cresce la preoccupazione per i dazi sul settore automotive, che rischiano di colpire duramente l'industria europea, con ripercussioni significative soprattutto per Germania e Italia.
L'annuncio del presidente Trump sui dazi è stato definito un atto ingiusto nei confronti dell'Unione Europea e dell'Italia. Tuttavia, la risposta non può essere impulsiva: è necessario agire con lucidità e strategia, evitando di innescare una guerra commerciale che penalizzerebbe entrambe le parti. Come sottolineato da Tajani, servono nervi saldi e un approccio diplomatico. L'unica via percorribile è il dialogo, senza cedere a reazioni emotive o controproducenti per gli interessi italiani.
L'Europa deve restare unita, parlare con una sola voce e adottare una linea ferma, ma costruttiva. Forza Italia continuerà a battersi per la tutela delle eccellenze italiane, delle imprese e dei lavoratori, lavorando affinché il confronto con gli Stati Uniti rimanga aperto, senza subire imposizioni unilaterali.
A tal proposito, Tajani ha annunciato che fino al 2 aprile non verranno attivati dazi contro gli USA, per dare spazio al dialogo con l'amministrazione americana e preparare un'eventuale lista di prodotti su cui applicare contromisure.
Inoltre, ha suggerito che l'Italia potrebbe riequilibrare il surplus con gli USA aumentando le importazioni, in particolare nel settore della difesa, rafforzando al contempo la cooperazione all'interno della NATO.
Parallelamente, Tajani punta a espandere l'export italiano verso nuovi mercati, tra cui Turchia, India, Arabia Saudita, Messico, Brasile, Vietnam, Algeria, oltre a regioni strategiche come i Balcani occidentali, l'Asia Centrale e l'Africa. Il piano prevede missioni economiche e business forum mirati per individuare i settori con maggiore potenziale di crescita.
Nei mesi scorsi, Forza Italia ha inoltre proposto un piano industriale nazionale per rilanciare l'innovazione e la competitività dell'Italia e dell'Europa. Tra le misure previste: la tutela del Made in Italy, il sostegno ai settori strategici, la riduzione dei costi energetici e della dipendenza da Cina e India, la semplificazione burocratica, una giustizia più efficiente, un fisco collaborativo, l'attrazione di capitali finanziari e incentivi per gli investimenti nelle PMI.
L'obiettivo finale è rendere l'Italia più competitiva, attrattiva per gli investimenti e in grado di affrontare con successo le sfide globali.

EVENTO FI A FIRENZE: “UNA BUSSOLA PER LA COMPETITIVITÀ EUROPEA – FORZA ITALIA VERSO IL CONGRESSO DEL PPE”

L’evento organizzato da Forza Italia, "Una bussola per la competitività europea - Forza Italia verso il congresso del PPE", tenutosi al Teatro Puccini di Firenze domenica 30 marzo, è stato l’occasione per sottolineare gli obiettivi e le sfide che il partito azzurro si è posto alla luce degli ultimi sviluppi politici e geopolitici, in vista del Congresso di Valencia del prossimo 29 e 30 aprile.
La mattinata si è aperta con i saluti della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ed è proseguita con diversi panel che hanno visto un confronto tra la classe dirigente di Forza Italia e i principali rappresentanti del mondo industriale, del commercio, della finanza e dell’internazionalizzazione. Tra gli interventi di rilievo, quello della Commissaria europea per i Servizi finanziari e l’Unione dei Risparmi e degli Investimenti, Maria Luís Albuquerque, che ha rinnovato l’impegno a rimuovere tutte le barriere per creare un mercato finanziario realmente efficiente.
In collegamento, il Segretario nazionale di Forza Italia e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ribadito che la trattativa sui dazi deve essere condotta a livello europeo e non nazionale: affrontarla esclusivamente in ambito italiano sarebbe un errore. L’obiettivo non è lo scontro con gli Stati Uniti né una resa incondizionata, ma la tutela delle nostre imprese.
Nel mio intervento, ho sottolineato come, per affrontare molte di queste sfide, la Commissione Europea abbia affidato a Enrico Letta, Mario Draghi e Sauli Niinistö la redazione di tre rapporti strategici su mercato unico, competitività e sicurezza. Tali analisi evidenziano l'urgenza di un’Europa più autonoma e resiliente sotto il profilo economico, energetico, finanziario, industriale e sanitario, senza però limitare il concetto di sicurezza alla sola dimensione militare.
La nuova legislatura europea punta a rafforzare l'autonomia strategica per accrescere la credibilità internazionale, ma servono azioni concrete, non solo buoni propositi. È essenziale potenziare il Mercato Unico e tutelare le imprese dall’eccessiva regolamentazione, garantendo un equilibrio tra competitività e protezione strategica. Un’industria forte è indispensabile per mantenere l'Europa competitiva con i grandi attori globali, mentre una difesa comune strutturata assicura stabilità e sviluppo.

LA CITTADINANZA ITALIANA NON È IN VENDITA: UNA RIFORMA NECESSARIA PER REGOLE PIÙ TRASPARENTI

Il 28 marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità il "pacchetto cittadinanza", un insieme di misure proposte dal Ministero degli Affari Esteri, Antonio Tajani, per riformare la legge sulla cittadinanza "ius sanguinis". L'obiettivo è valorizzare il legame reale tra l'Italia e i cittadini all'estero ponendo limiti per evitare abusi e la "commercializzazione" dei passaporti italiani, come purtroppo registrato in passato.
La cittadinanza italiana non è in vendita: essere italiani significa avere un legame autentico con il Paese. Le vecchie norme consentivano a chiunque dimostrasse di avere un antenato nato in Italia a partire dal 1800 di diventare cittadino. Questa grande finestra temporale ha favorito nel corso degli anni la nascita di un vero e proprio business da parte di alcuni soggetti intermediari o agenzie che ricostruivano, anche fittiziamente e con sconti accattivanti e promozionali, il legame anagrafico tra un presunto antenato italiano con il soggetto richiedente la cittadinanza. Moltissimi sono stati i casi fraudolenti scoperti e addirittura è stata revocata la nazionalità a cinque membri di Hezbollah che avevano ottenuto documenti grazie a false discendenze tramite intermediari.
I provvedimenti adottati segnano un cambio di passo importante: la cittadinanza italiana è una cosa seria, non un titolo ottenibile con scorciatoie o legami dubbi con l'Italia. Limitare il riconoscimento a chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia è una misura necessaria per contrastare un sistema opaco che negli anni ha generato migliaia di concessioni basate su documenti falsi e veri e propri business.
Con queste nuove regole, oltre ad allinearci agli standard di altri Paesi europei, alcuni dei quali applicano criteri ancora più restrittivi, si valorizza e rafforza il legame effettivo con l'Italia, si alleggerisce il carico burocratico su piccoli comuni e tribunali, sommersi da richieste e ricorsi, e si garantisce maggiore efficienza ai consolati che, grazie all'istituzione di un ufficio centralizzato presso la Farnesina, potranno occuparsi esclusivamente dei servizi per i cittadini italiani all'estero.
La riforma si sviluppa in due fasi: la Fase 1 (decreto-legge immediato) stabilisce che gli italo-discendenti nati all’estero otterranno automaticamente la cittadinanza solo per due generazioni, ossia se hanno almeno un genitore o un nonno nato in Italia. La Fase 2 (riforma organica con due disegni di legge) prevede che chi nasce e risiede all’estero dovrà mantenere un legame effettivo con l’Italia, esercitando diritti e doveri almeno una volta ogni 25 anni. Inoltre, il riconoscimento della cittadinanza passerà dai consolati a un ufficio centralizzato presso la Farnesina, con un periodo di transizione di circa un anno.
Questo è il primo tassello di una riforma che Forza Italia intende completare anche con lo "Ius Italiae", ossia concedere la cittadinanza ai tantissimi ragazzi che frequentano per almeno dieci anni la scuola italiana e sicuramente sono integrati e si riconoscono nei valori e principi della nostra nazione.

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FRUIT LOGISTICA: L’EUROPA RICONOSCA IL SETTORE COME STRATEGICO

Dal 5 al 7 febbraio si è svolta a Berlino la Fruit Logistica 2025, la più importante fiera internazionale del settore ortofrutticolo che quest’anno ha ospitato circa 2600 espositori da oltre 90 Paesi. Il motto è stato "Fruitful Connections" evidenziando l'attenzione dell'evento nel promuovere partnership e collaborazioni significative all'interno del settore.
Durante i vari incontri che si sono tenuti e a cui sono stato invitato in qualità di membro della Commissione Agricoltura, ho avuto modo di evidenziare come l'agricoltura sia sotto scacco e l’Europa debba, invece, riconoscerla come un settore strategico per garantire la nostra sicurezza alimentare. In passato sono state adottate posizioni troppo rigide e ideologiche, che ora stiamo cercando di correggere, ma serve un impegno concreto per dare certezze agli agricoltori.
Ho incontrato aziende agricole e rappresentanti delle associazioni di categoria che hanno confermato le criticità del settore e la necessità di politiche europee più equilibrate per sostenere la competitività e la produzione. Tra i temi affrontati, preoccupano le conseguenze dell'accordo di libero scambio con i Paesi Mercosur (America latina), che, pur offrendo nuove opportunità commerciali, deve garantire adeguate tutele all’agricoltura europea per evitare squilibri nel mercato.
Anche i dazi annunciati da Trump rappresentano una sfida per il settore agroalimentare, ma l’Europa deve affrontarla con determinazione, evitando guerre commerciali senza subire imposizioni. Altro nodo cruciale, come ho tenuto a sottolineare, è la formazione dei prezzi che deve garantire equità per produttori e consumatori. In questo contesto, i mercati all’ingrosso svolgono un ruolo chiave nella trasparenza della filiera e nella tracciabilità dei prodotti, contrastando la speculazione.
Il futuro dell’agricoltura europea dipenderà dalle scelte che faremo oggi, per questo serve un approccio pragmatico che metta al centro la competitività con cui rendere realmente sostenibile il settore.

NO A ETICHETTE ALLARMISTICHE E NUOVE TASSE SUL VINO

Si intravede all’orizzonte un nuovo attacco sulle bevande alcoliche, vino compreso, con un nuovo documento di lavoro che intende proporre un aggiornamento del Piano europeo contro il cancro, elaborato nel 2021 dalla Commissione speciale Beca (Beating Cancer), e che già allora aveva tentato di imporre limitazioni al commercio di tali bevande con l'introduzione di etichette "sanitarie" allarmistiche simili a quelle delle sigarette.
Tale possibilità ha fatto esplodere la preoccupazione e la protesta del mondo agroalimentare che grazie al lavoro fatto in parlamento nel 2021 aveva evitato questo rischio. Forza Italia con il PPE ha insistito ed insisterà per spiegare che non solo si tratta di un attacco ingiustificato al comparto vitivinicolo europeo, ma è anche una decisione incoerente rispetto all’obiettivo di rilanciare la competitività delle nostre imprese, specialmente in un momento in cui dobbiamo far fronte anche alle politiche dei dazi minacciate da Trump.
Ancora una volta, infatti, ci potremmo trovare di fronte a scelte ideologiche che rischiano di danneggiare un settore già messo a dura prova da crisi economiche e normative troppo restrittive. Già durante la scorsa legislatura si era stabilito chiaramente che il vino non dovesse essere oggetto di etichette allarmistiche né equiparato, senza alcuna distinzione, a prodotti con effetti nocivi certi sulla salute.
Ad oggi non esiste una letteratura scientifica assoluta che annovera il vino tra le sostanze cancerogene e non dobbiamo mai dimenticare la distinzione tra uso e abuso di una sostanza. Il vino non può essere equiparato ad un super alcolico. Piuttosto che imporre nuove tasse e inutili etichette spaventose, la Commissione dovrebbe promuovere campagne di consumo responsabile e tutelare il comparto vitivinicolo che rappresenta un’eccellenza riconosciuta a livello mondiale.
Continueremo a difendere con forza il nostro vino da queste derive burocratiche che non hanno alcuna base scientifica solida. Il vino è cultura, tradizione e qualità: non accetteremo di vederlo demonizzato.

LA “VISIONE” PER L’AGRICOLTURA E IL CIBO DELL’UE

La Commissione UE ha adottato, lo scorso 19 febbraio, la Comunicazione “A Vision for Agriculture and Food Shaping together an attractive farming and agri-food sector for future generations” (Una visione per l’Agricoltura e il Cibo. Plasmare insieme un settore agricolo e alimentare attrattivo per le future generazioni), un’ambiziosa tabella di marcia sul futuro dell’agricoltura e dell’alimentazione in Europa, che getta le basi per un sistema agroalimentare attraente, competitivo, resiliente, orientato al futuro ed equo per le attuali e future generazioni di agricoltori e operatori agroalimentari.
In qualità di Membro della Commissione Agricoltura al Parlamento europeo, ritengo che questa presentazione sia un segnale importante che riconosce il ruolo strategico dell'agricoltura per l'Europa e la necessità di dare risposte concrete ai nostri agricoltori. Dopo anni di scelte ideologiche che hanno messo in difficoltà il settore, finalmente è stato compiuto un passo nella giusta direzione per rafforzare la competitività e la sostenibilità delle nostre produzioni.
La comunicazione della Commissione accoglie molte delle proposte avanzate da tempo sia dal PPE che da Forza Italia: la necessità di ridurre la burocrazia, garantire un reddito equo agli agricoltori, rafforzare la reciprocità nelle regole di produzione per i prodotti importati e promuovere un piano strategico globale per aumentare la nostra produzione di proteine. Soprattutto, si riconosce finalmente che il sistema agricolo va sostenuto con incentivi e non con imposizioni penalizzanti.
In questo contesto, inoltre, ritengo fondamentale che si prosegua rapidamente con misure concrete per il ricambio generazionale, l'accesso ai mercati e la tutela delle nostre filiere, garantendo agli agricoltori certezze per il futuro. Ciò che è certo è che sia il PPE che Forza Italia continueranno a lavorare affinchè questa nuova visione si traduca in azioni efficaci e immediate.

DAZI USA: LE CONSEGUENZE PIU’ GRAVI PER IL SETTORE AGROALIMENTARE ITALIANO

Le decisioni di Trump in merito al commercio tra Ue e Usa non può lasciare indifferenti e, soprattutto, non si può accettare la sua affermazione che “l'Unione europea è nata per truffare gli USA”. La scelta di applicare dazi al 25% su prodotti europei, a mio avviso, è pericolosa non solo per le gravi conseguenze economiche, ma perché rischia di mettere in discussione il rapporto con uno degli alleati storici dell’Ue con cui è impensabile aprire una guerra commerciale.
Certamente la Commissione europea risponderà con fermezza, pur nella consapevolezza che non è questa la strada da intraprendere per un avere un commercio globale aperto e competitivo. È chiaro però che bisogna reagire contro qualsiasi barriera ingiustificata che ostacoli il libero mercato, sottolineando, tra l’altro, che l'Unione applica alcune delle tariffe più basse al mondo, ragion per cui è da considerarsi immotivato l’aumento dei dazi statunitensi sulle esportazioni europee.
Inoltre, le azioni di Washington minano il sistema di scambi basato su regole chiare e accordi vincolanti, costruito negli ultimi decenni. L'Europa si è impegnata a difendere le sue imprese e i suoi lavoratori rivendicando la sua rete di accordi commerciali, tripla rispetto a quella degli USA.
Anche l’Italia ha espresso la sua posizione confermando il pieno supporto a Bruxelles nella risposta ai dazi di Trump. A margine di un dibattito sulle relazioni transatlantiche, che si è svolto nel corso della sessione plenaria di Strasburgo, ho voluto affermare proprio come, nelle relazioni con gli Stati Uniti, il nostro paese può e deve avere un ruolo importante per l'intera Europa, visto anche il suo rapporto privilegiato con gli stessi.
L'Italia, però, si trova in una posizione vulnerabile: con un surplus commerciale di 44 miliardi di dollari nei confronti degli Stati Uniti nel 2024, è il secondo Paese europeo più esposto dopo la Germania (89 miliardi). Sebbene il deficit statunitense sia molto più elevato con Cina (295 miliardi) e Messico (170 miliardi), l’Italia potrebbe essere comunque colpita dai nuovi dazi. Le conseguenze più gravi si prospettano per il settore agroalimentare, in particolare per i prodotti ortofrutticoli.
Secondo il Centro Studi di Confcooperative, l’introduzione dei dazi comporterebbe un aumento immediato dei prezzi dei prodotti italiani sul mercato americano, con una conseguente riduzione delle esportazioni stimata tra il 15% e il 30% per beni chiave come vino, formaggi Dop, ortofrutta, pomodori trasformati e pasta. La perdita di fatturato annuo potrebbe aggirarsi tra 1,5 e 2 miliardi di euro, considerando che gli Stati Uniti rappresentano il terzo mercato di destinazione dell’export agroalimentare italiano, con un valore complessivo di circa sei miliardi.
Le aziende più penalizzate sarebbero le piccole e medie imprese agroalimentari, meno attrezzate per assorbire l’aumento dei costi e diversificare rapidamente i mercati. Queste realtà, che negli ultimi anni hanno investito in export e internazionalizzazione, rischiano di subire un duro colpo dall’inasprimento delle politiche commerciali statunitensi.

LA SICUREZZA DELL’EUROPA NON È PIÙ RINVIABILE

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato l’intenzione di proporre l’esclusione delle spese per la difesa dai vincoli del Patto di stabilità. L’iniziativa, che punta a incentivare gli investimenti militari in linea con gli obiettivi Nato, è stata accolta con favore dall’Italia, che da tempo sostiene anche la necessità di strumenti finanziari comuni in ambito difesa.
Credo che l’annuncio di attivare la clausola di salvaguardia del Patto di Stabilità sia una decisione che va nella direzione giusta, quella che Forza Italia sostiene da tempo: la sicurezza dell’Europa non è più rinviabile e servono strumenti concreti per rafforzare la nostra capacità di difesa. La difesa comune, infatti, non è solo una necessità strategica, ma anche un impegno politico che l’UE deve assumersi con determinazione. L’attuale quadro normativo e finanziario non è sufficiente a garantire la sicurezza dei nostri cittadini e la stabilità internazionale. Per questo motivo, sottrarre gli investimenti in difesa dalle rigidità del Patto di Stabilità rappresenta un atto di responsabilità, così come già avvenuto in passato per far fronte alla crisi pandemica.
È evidente che la debolezza europea nel negoziare la pace e sullo scenario internazionale, dipenda molto dalla nostra scarsa capacità di difenderci. Ecco perché è indispensabile insistere per una difesa comune europea che vada oltre la dimensione meramente militare e integri anche diplomazia e commercio. Solo attraverso una solida strategia di deterrenza potremo rafforzarci, accrescere la nostra competitività e affermare la nostra autonomia e credibilità, assumendo un ruolo attivo e decisionale, anziché restare ai margini degli eventi.
La sicurezza dell’Europa non può più aspettare.

TRATTATIVA DI PACE TRA UCRAINA E RUSSIA: L’UE NON PUÒ ESSERE SPETTATRICE

A tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina, il quadro internazionale delinea divisioni e tentativi diplomatici, con l’Unione Europea che continua a confermare il proprio pieno sostegno a Kiev mentre Mosca denuncia un atteggiamento ostile da parte degli europei, contrapponendolo al dialogo avviato con Washington. È necessario coinvolgere l'Europa e avere prudenza e moderazione in questa difficile e complessa fase di trattativa.
Non possiamo, infatti, trascurare che l’Europa abbia applicato sanzioni alla Russia, sostenuto l'Ucraina, subito le conseguenze economiche del conflitto ed ora debba essere al tavolo delle trattative come attore principale e non come spettatore passivo. L'obiettivo deve essere una pace giusta che garantisca sicurezza a Kiev e all'UE. Ben venga il dialogo tra Mosca e Washington, ma l'Europa deve essere protagonista della trattativa e, allo stesso tempo, deve accelerare il processo di costruzione di una difesa europea, anche ricorrendo ad una forma di debito comune come avvenuto nella pandemia con il Next Generation Eu.
In questa fase delle trattative, gli Stati Uniti hanno avviato prima una interlocuzione diretta con Mosca, escludendo l’Ucraina e l’Ue, poi hanno proposto a Kiev un accordo che sostanzialmente prevede il riconoscimento agli USA dei diritti sulle terre rare ucraine, uno degli ultimi asset strategici del Paese. Purtroppo il primo incontro tra Trump e Zelensky non è andato bene, sia per la modalità irrituale con cui è avvenuto - alla presenza di tutta la stampa mondiale - sia per non essere riusciti a trovare un punto di incontro ragionevole ed essersi, invece, più volte scontrati verbalmente a tal punto di aver dovuto interrompere l’incontro.
Siamo in una fase delicata nella quale deve prevalere, da parte di tutti, il senso di responsabilità e moderazione, anche nei toni e nei contenuti delle interlocuzioni, per questo motivo credo che non ci possa essere trattativa per un percorso di pace senza la presenza dell’Unione europea, espressione di libertà, democrazia e giustizia, e condivido la proposta della Presidente Meloni sulla necessità di un confronto urgente tra Europa e USA. C’è bisogno di uno sforzo diplomatico senza precedenti e dobbiamo lavorare perché l’Occidente resti unito e non si presenti diviso e debole.

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ERASMUS+: UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEL SENTIMENTO EUROPEO (di Assunta D’Agostino)

Erasmus+ è un programma europeo che promuove istruzione, formazione, gioventù e sport, offrendo opportunità uniche di crescita personale e professionale. Nasce con lo scopo di fornire ai partecipanti competenze e qualifiche utili per la partecipazione attiva alla società democratica, la comprensione interculturale e l'integrazione nel mercato del lavoro.
Tra i principali benefici, l'esperienza Erasmus+ consente di vivere all'estero, imparare nuove lingue, sviluppare competenze interculturali, confrontarsi con diversità culturali, stringere amicizie internazionali e arricchire il proprio percorso di studio o professionale. Per gli insegnanti, Erasmus+ rappresenta anche un'occasione per apprendere nuovi metodi didattici, mentre per tutti i partecipanti favorisce l'indipendenza, l'attivazione sociale e la gestione autonoma del tempo.
Il programma contribuisce alla creazione di un'identità europea, promuovendo l'abbattimento delle barriere fisiche e culturali e incoraggiando il lavoro di squadra e lo scambio formativo. Erasmus+, inoltre, sostiene la modernizzazione del sistema educativo, adattandolo alle esigenze di un mercato del lavoro in continua evoluzione e promuovendo l'apprendimento permanente. Attraverso strumenti come Europass e il sistema ECTS, facilita la trasparenza delle qualifiche e il trasferimento dei crediti formativi. Allo stesso modo, favorisce l'internazionalizzazione dell'istruzione e l'apprendimento digitale, contribuendo alla diffusione di valori quali tolleranza, interculturalità e innovazione.
L’auspicio è che i prossimi anni di attuazione del programma Erasmus+ vedano un crescente coinvolgimento di soggetti che possano valorizzare l’impegno europeo nei settori interessati, non solo per rafforzare le conoscenze e le competenze dei cittadini dell’Unione e degli altri beneficiari in funzione di un miglioramento delle loro prospettive per l’inserimento in un contesto lavorativo di qualità, ma anche per la diffusione di quei valori e ideali di pace e comprensione reciproca che nel momento attuale è sempre più necessario difendere.

LIBERAZIONE CECILIA SALA, L’ITALIA RIMARCHI IL SUO RUOLO A LIVELLO INTERNAZIONALE

L’Italia torna ad essere determinante nello scenario internazionale grazie alla sua diplomazia e all’operato del nostro vice premer Antonio Tajani, che, insieme alla Presidente del Consiglio e all’intero governo, ha permesso di riportare a casa, dopo 21 giorni trascorsi nel carcere di Evin, a Teheran, la giornalista Cecilia Sala.
L’Italia ha saputo lavorare intensamente, con discrezione e lontano dai riflettori. Un operato constante, fatto con determinazione, affrontando anche critiche ingiustificate, ma sempre con l'obiettivo chiaro di riportare a casa Cecilia. È stato uno sforzo collettivo, come ha sottolineato il ministro Antonio Tajani, che ha contribuito a scrivere una pagina importante e bella della nostra diplomazia, per la quale dobbiamo essere tutti fieri del risultato.
Non posso non evidenziare il ruolo che il nostro Paese sta assumendo nello scacchiere globale portato egregiamente avanti dal ministro Tajani, primo leader occidentale a recarsi in Medio oriente con l'inizio della tregua a Gaza e con il rilascio dei primi ostaggi. Una conferma di come il nostro Paese possa essere portatore di pace e stabilità.
La diplomazia è l'unico strumento che abbiamo per arrivare a una pace duratura con la soluzione due popoli due Stati. Sono fiducioso e speranzoso che l’Italia possa stimolare anche l’Europa a lavorare, tutti insieme, per raggiungere l’obiettivo di una pace duratura che è interesse di tutti.

AGRICOLTURA, BENE MODIFICA NORME AIUTI DI STATO, MA CRUCIALE IMPEGNO FI E PPE

La modifica del regolamento UE per gli aiuti agli agricoltori è una buona notizia e va nella direzione giusta, quella indicata già nel giugno 2022 dalla delegazione di Forza Italia a Bruxelles attraverso una interrogazione parlamentare.
La Commissione, infatti, ha approvato una modifica al Regolamento agricolo “de minimis”. Le nuove norme sugli aiuti saranno applicabili fino al 31 dicembre 2032. Una modifica significativa è l'aumento del massimale di aiuto, che passa da 20.000 € a 50.000 €, calcolato su tre esercizi finanziari distinti.
Tra le altre innovazioni introdotte dalle modifiche approvate a dicembre, si segnala l'adeguamento dei "massimali nazionali", ora pari al 2% del valore della produzione agricola dello Stato membro, rispetto all'1,5% precedente, con un'estensione del periodo di riferimento dal 2012-2017 al 2012-2023. Inoltre, è stato abolito il "limite settoriale", che impediva agli Stati membri di destinare a un singolo settore di prodotti più del 50% del massimale nazionale previsto per gli aiuti “de minimis”.
Questo nuovo regolamento è il risultato di un lungo processo di consultazione pubblica, avviato dalla Commissione Europea a maggio 2024, che ha coinvolto anche le associazioni professionali del settore agricolo, impegnate da anni nella richiesta di una revisione pari al sistema di aiuti.
Sono soddisfatto per la decisione della Commissione, sia perché corrispondente alla richiesta di Forza Italia sia perché, rispetto alla precedente legislatura, conferma un nuovo approccio verso un settore strategico cruciale per l’economia e la competitività europea e per garantire la nostra autonomia alimentare.

AMMINISTRAZIONE TRUMP, ORA UE DIMOSTRI IL PROPRIO PESO E LE PROPRIE POTENZIALITÀ

L’elezione di Donald Trump come 47° presidente degli Stati Uniti ha segnato un momento cruciale per la politica globale, dividendo opinioni e suscitando interrogativi sul futuro delle relazioni transatlantiche. L’Europa, attraverso i messaggi della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e della presidente del Parlamento, Roberta Metsola, ha espresso l’auspicio di una collaborazione proficua per garantire maggiore prosperità e sicurezza comune.
Il ritorno di Trump alla Casa Bianca rappresenta non solo una sfida, ma anche un’opportunità per l’Unione Europea di consolidare il proprio ruolo sulla scena internazionale. Il legame economico tra Stati Uniti ed Europa è tra i più solidi e rilevanti a livello globale. Nel 2023, gli scambi commerciali tra le due potenze hanno raggiunto un valore complessivo di 1.540 miliardi di euro, una cifra che rappresenta circa il 30% del commercio mondiale. L’UE ha registrato un surplus commerciale significativo nei beni, pari a 156 miliardi di euro, mentre ha accusato un deficit nei servizi di 104 miliardi.
Per l’Italia, il rapporto con gli USA è altrettanto cruciale: nel 2023 ha esportato beni per oltre 67 miliardi di euro, confermandosi uno dei partner europei più attivi. Tuttavia, nei primi otto mesi del 2024 si è osservato un lieve calo delle esportazioni italiane, compensato da un aumento del 5% delle importazioni. Nonostante la forza di questi legami, le prime dichiarazioni di Trump indicano un ritorno a un approccio conflittuale nei confronti dell’Europa. Il presidente ha già annunciato l’intenzione di affrontare il deficit commerciale, criticando le barriere non tariffarie e i regolamenti europei, accusati di penalizzare le imprese americane.
Possibili nuovi dazi sulle importazioni dall’UE, ipotizzati tra il 10 e il 20%, potrebbero colpire settori strategici come l’automotive e il lusso, con ricadute economiche significative. Solo per l’Italia, un incremento delle tariffe potrebbe ridurre il PIL dello 0,23%, mentre per la Germania la contrazione sarebbe dello 0,3%. Trump non ha risparmiato critiche neppure alle politiche europee in materia di tecnologia e regolamentazione digitale, difendendo i colossi americani come Apple, Meta e Google, spesso oggetto di sanzioni da parte dell’UE. Sul fronte della difesa, le tensioni potrebbero aumentare, con Washington che continua a spingere per un maggiore contributo europeo alla sicurezza globale.
Di fronte a questo scenario, l’Europa deve reagire con coesione e determinazione. È essenziale rafforzare la competitività delle imprese europee, aumentare gli investimenti in settori chiave e sviluppare una politica di difesa comune che vada oltre la dimensione militare. Inoltre, l’UE deve continuare a tutelare i propri valori fondamentali, come la sostenibilità, la sicurezza alimentare e la protezione dei diritti digitali, senza cedere alle pressioni esterne.
Il ritorno di Trump alla Casa Bianca rappresenta quindi un banco di prova per l’Europa ed un’opportunità per dimostrare maturità politica e capacità di leadership. Presentarsi come un partner autorevole e credibile non significa solo difendere i propri interessi, ma anche aprire un dialogo costruttivo che possa affrontare insieme le sfide globali. In un mondo sempre più interconnesso, il rafforzamento della cooperazione transatlantica può diventare il motore di una crescita condivisa, a beneficio di entrambe le sponde dell’Atlantico.

VERSO UNA DIFESA COMUNE, OLTRE LA DIMENSIONE MILITARE

Lo scorso 27 gennaio, presso la sede italiana del Parlamento Europeo a Roma, ho organizzato l’evento “Verso una difesa comune, oltre la dimensione militare”, un’occasione di confronto sulla necessità di una strategia di difesa europea più solida e strutturata. L’incontro ha visto la partecipazione della senatrice Stefania Craxi (Presidente della Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato), di Fabrizio Luciolli (Presidente del Comitato Atlantico Italiano e dell’Atlantic Treaty Association) e dell’onorevole Andrea Orsini (Vicepresidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della NATO).
Nel mio intervento ho sottolineato l’urgenza di un cambiamento radicale nell’approccio europeo alla sicurezza e alla difesa, evidenziando come non ci sia più tempo da perdere e come l’Europa debba assumersi le proprie responsabilità per garantire una difesa comune credibile ed efficace. L’attuale scenario geopolitico evidenzia i limiti dell’Unione Europea nel fronteggiare le sfide globali con le risorse e le normative oggi disponibili.
Per questo motivo, è fondamentale rafforzare la cooperazione con la NATO, assumendoci pienamente oneri e onori, così da potenziare la capacità difensiva e il ruolo dell’Europa nel contesto internazionale. Uno dei temi centrali del dibattito è stato il superamento di una visione della difesa esclusivamente militare. Ho ribadito la necessità di un’Europa più autonoma e competitiva, capace di affermarsi come attore chiave nelle decisioni globali.
In questo contesto, ho proposto una revisione dell’approccio normativo europeo, evitando un’eccessiva iper-regolamentazione e valutando nuovi strumenti finanziari, come il modello del debito comune, per sostenere gli investimenti nella difesa senza ricadere nei vincoli del Patto di Stabilità.
L’evento ha rappresentato un’importante occasione di confronto su una tematica cruciale per il futuro dell’Europa, evidenziando la necessità di un impegno congiunto per costruire una strategia di sicurezza comune all’altezza delle sfide globali.

MERCOSUR: GRANDE OPPORTUNITA’, MA È IMPORTANTE TUTELARE L’AGRICOLTURA EUROPEA

Negli ultimi mesi si è parlato molto di Mercosur, l’accordo di libero scambio che l'Unione Europea e i Paesi del Sud America (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) hanno siglato, lo scorso 6 dicembre, raggiungendo un’intesa commerciale che interessa oltre 700 milioni di persone, la più grande area di libero scambio al mondo.
L'accordo mira a rafforzare la competitività e la sicurezza economica dell'Unione Europea, contribuendo a diversificare le catene di approvvigionamento, aprendo nuovi mercati e riducendo la dipendenza dalla Cina per le materie prime. Attualmente la bilancia commerciale import /export è a favore dell’Unione europea, nonostante i dazi di alcuni prodotti arrivino anche al 50%. L’accordo prevede l’eliminazione dei dazi e la tutela, oggi non garantita, di oltre 350 Indicazioni Geografiche europee, di cui la maggior parte italiane.
Io ritengo che questo accordo rappresenti una grande opportunità, ma comporti anche dei rischi per i quali, prima della definitiva ratifica, bisognerebbe procedere con prudenza e molta attenzione. Se è vero, infatti, che l’accordo potrà essere interessante per alcuni settori europei (come il tessile, l’automotive o l’arredamento che sono particolarmente apprezzati nei paesi del sud America), presenta, invece, oggettive criticità sul settore agroalimentare e, in modo particolare, per le carni bovine ed avicole, i cui standard qualitativi e produttivi sono molto diversi da quelli dell’Ue.
Questo non significherebbe solo una concorrenza sleale per le aziende zootecniche europee, ma anche un rischio per la salute dei consumatori considerato che le aziende dei paesi sud americani utilizzano antibiotici e agro farmaci in quantitativi di gran lunga superiore a quelli consentiti in Europa. In questo contesto, il Commissario europeo per il Commercio, Maros Sefcovic, ha assicurato che l’impatto dell’accordo sarà monitorato con attenzione e, qualora si verificassero effetti negativi, è già prevista l’attivazione di un fondo di almeno un miliardo di euro per sostenere concretamente i produttori colpiti.
Con Forza Italia ed il PPE continueremo a monitorare l’evoluzione dell’accordo e la corretta applicazione del principio di reciprocità.

UE E NATO: SFIDE E OBIETTIVI

A seguito della mia nomina, lo scorso ottobre, a Presidente della delegazione D-NAT, sono iniziate interlocuzioni e scambi di opinioni con la NATO. Tra questi, rilevante è stato l'incontro del 13 gennaio in Commissione congiunta con i membri della Commissione Affari Esteri, della Sottocommissione per la Sicurezza e la Difesa e della Delegazione per i Rapporti con l'Assemblea Parlamentare della NATO, con il Segretario generale Mark Rutte, incentrato sulla guerra in Ucraina, la difesa comune e le minacce globali e la successiva visita al quartiere generale del giorno successivo.
Come ho già avuto modo di ribadire, in occasione dell’assemblea parlamentare tenutasi a Montreal lo scorso novembre, la nostra delegazione ha riaffermato con chiarezza l’intenzione di promuovere una cooperazione tra NATO e Unione Europea che le veda lavorare in parallelo, evitando qualsiasi forma di contrapposizione.
Ho sottolineato, inoltre, l’importanza di una visione della difesa non limitata alla sola dimensione militare, ma aperta a strumenti economici, sociali e diplomatici. È fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica affinché l’investimento nella difesa non sia percepito come un obbligo, ma come una consapevolezza condivisa: unendo le forze e valorizzando le capacità nazionali, possiamo rafforzare la difesa collettiva, che non è solo sicurezza, ma anche benessere sociale, welfare ed economia.
Credo sia essenziale una collaborazione rafforzata tra UE e NATO, basata su dialoghi strategici che coinvolgano anche interlocutori inaspettati. Un esempio significativo è stato il successo delle relazioni diplomatiche che hanno portato alla liberazione della giornalista Cecilia Sala.
Va poi evidenziata l’urgenza di armonizzare le difese nazionali, sviluppando strumenti comuni che valorizzino la cooperazione europea, evitando di delegare esclusivamente ad altri Paesi, come gli Stati Uniti, il peso della sicurezza comune.
In conclusione, le elezioni americane hanno rappresentato un’ulteriore occasione per riflettere sulle nostre responsabilità. All’interno della NATO dobbiamo essere presenti in modo convinto, agendo in una condizione di pari dignità. È sui contenuti che dobbiamo confrontarci, evitando di subire decisioni o restare spettatori passivi.
La difesa, intesa come sinonimo di benessere collettivo, rimane una priorità imprescindibile.

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ELEZIONI USA: LA VITTORIA DI TRUMP RISVEGLI L’EUROPA

La vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi del 6 novembre ha suscitato un forte dibattito, ancora in corso, tra le forze politiche nazionali e non solo. Sicuramente la sua elezione costringe l’Europa ed i singoli Stati a prendere consapevolezza che è arrivato il momento di assumere posizioni forti e credibili su tutti i fronti. A fronte di possibili dazi su prodotti europei, infatti, l’Ue, come sostenuto anche da Draghi, deve rafforzare il mercato unico.
Pur essendo fiducioso nel rapporto tra l’Italia e gli Stati Uniti non dobbiamo sottovalutare l’effetto negativo sulla nostra economia e su quella europea dei possibili dazi, annunciati da Trump. L'Italia è tra i primi esportatori verso gli USA, soprattutto nel settore agroalimentare, per questo bisognerà lavorare per evitare conflitti commerciali attraverso il dialogo e la negoziazione. Sarà importante quindi collaborare con la nuova amministrazione americana per rafforzare le relazioni economiche e politiche transatlantiche, sottolineando la continuità della cooperazione. Allo stesso tempo, rispetto all’ipotesi provocatoria di Trump, durante la sua campagna elettorale, di uscire dall’Alleanza atlantica, tutti gli stati dovranno sforzarsi di investire maggiormente nella creazione di una vera capacità difensiva europea. Anche su questo fronte, spero che il neo eletto presidente americano voglia esercitare la sua significativa e autorevole forza persuasiva e negoziale per un immediato “cessate il fuoco” sia in Ucraina che in medio oriente per poi favorire condizioni per una pace giusta e duratura.
La vittoria di Trump risvegli l'Europa ad essere più forte e unita, capace di assumere un ruolo politico incisivo sullo scenario internazionale superando quelle contraddizioni e resistenze interne che, fino ad oggi, ne hanno fortemente compromesso le sue potenzialità.

UN TIROCINIO FORMATIVO PER VIVERE E COMPRENDERE LE OPPORTUNITÀ DELL’UE

È passato circa un mese da quando ho iniziato il mio tirocinio a Bruxelles nella segreteria politica dell'on. Salvatore De Meo e mi sono convinto ulteriormente dell'importanza dell'Unione europea e di quante opportunità l'Italia non abbia saputo cogliere perché impegnata ad evidenziarne solo ed esclusivamente le criticità.
Sono arrivato in un momento estremamente importante per l’Europa con la nomina dei nuovi Commissari europei che mi ha dato la possibilità di vivere appieno quello che significa far parte di un’unione di stati, diversi negli usi e costumi ma “uniti nella diversità”. Queste settimane mi hanno fatto comprendere l’importanza strategica di questa istituzione e del lavoro che svolge ogni giorno.
Il contesto storico che l’Europa sta affrontando penso sia uno dei più difficili dal dopo guerra: partendo da una pandemia che ha messo a dura prova la nostra economia fino a ritrovarci con una guerra alle nostre porte ed un'altra ancora più pericolosa se dovesse allargarsi a tutto il medioriente. Insomma, il momento che stiamo vivendo è decisivo per il futuro dei popoli europei e, grazie all’on. Salvatore De Meo, sto avendo l’onore di vivere questo momento storico in prima persona.
In Italia abbiamo avuto, soprattutto in passato, una narrativa, il più delle volte, distorta dell’Europa e di come essa agisca nella nostra quotidianità. Ancora oggi c'è qualcuno che cerca di incolparla "a prescindere", senza neanche sapere quali siano i campi di competenza degli Stati membri e quelli dell’Unione.
Una cosa è certa, alcuni problemi nazionali dipendono solamente da scelte politiche nazionali e non europee. Altrettanto vero è che l’Europa non è perfetta e ci sono molte cose da cambiare, ma non è facendo la tifoseria da stadio o un’opposizione senza contenuti che si risolvono i problemi. Serve tanto lavoro, mettersi in discussione e, soprattutto, molta umiltà, l’umiltà di capire che oggi, in questo nuovo mondo globalizzato, da soli, non abbiamo nessuna possibilità di imporci con attori ben più grandi di noi.
Cina, Stati Uniti, India, Russia ed altri, cercano ogni giorno di influenzare la nostra politica continentale e il nostro compito deve essere proprio quello di salvaguardare i nostri interessi e difenderci da queste ingerenze esterne.
Oggi è arrivato il momento di cominciare a ragionare tutti realmente in maniera unitaria, il tempo ce lo chiede e la storia ci insegna che quando si è divisi si è più deboli.
(Leonardo Capograssi)

MILLE GIORNI DI GUERRA IN UCRAINA: TRA SPERANZA, RESISTENZA E TRATTATIVE

24 febbraio 2022 - 19 novembre 2024: mille giorni di una guerra assurda iniziata come “un’operazione speciale” in Ucraina, ma trasformatisi in una invasione, mostrando al mondo l’orrore della guerra. 1000 giorni di conflitto continuo senza sosta, un conflitto verso cui, fin da subito, l’Unione Europea ha espresso la sua ferma condanna nei confronti della Russia ed un convinto sostegno economico e militare all’Ucraina.
Il Parlamento europeo ha commemorato questo triste e doloroso anniversario con una sessione straordinaria durante la quale la presidente Roberta Metsola ed i vari leader politici hanno ribadito il supporto dell’Ue all’Ucraina, definendo essenziale una pace giusta, basata sul principio del coinvolgimento ucraino in ogni decisione. Volodymyr Zelensky, in collegamento da Kiev, ha evidenziato il preoccupante e pericoloso coinvolgimento dei soldati nord coreani, a testimonianza del tentantivo di Putin a voler allargare il conflitto, e ha sottolineato che una pace equa richiede che la Russia subisca le conseguenze delle sue azioni.
In questi mille giorni, la guerra ha avuto costi umani devastanti: almeno 65.000 soldati ucraini e oltre 10.000 civili sono morti, con 150.000 edifici distrutti. L’UE finora ha garantito più di 143 miliardi di euro in aiuti all’Ucraina, inclusi 93 miliardi per l’economia e la ricostruzione, 33 miliardi per le forze armate e 17 miliardi per l’accoglienza di oltre 4,2 milioni di rifugiati.
Il Parlamento europeo, al termine della cerimonia, ha nuovamente rivolto appello affinché la comunità internazionale si adoperi per interrompere il conflitto facendo prevalere il confronto diplomatico.

ASSEMBLEA PARLAMENTARE NATO IN CANADA: OBIETTIVI E RUOLO DELL’EUROPA

Come presidente della Delegazione del Parlamento europeo presso l'Assemblea parlamentare della NATO (DNAT) ho partecipato dal 22 al 25 novembre scorso alla 70^ sessione annuale dell’assemblea parlamentare della NATO, tenutasi in Canada, a Montréal. La DNAT rappresenta il Parlamento europeo nell'Assemblea della NATO, che coinvolge i parlamenti dei 32 Paesi membri dell'Alleanza Atlantica, con un ruolo consultivo e di osservazione, senza diritto di voto o emendamento, ma con la possibilità di partecipare ai dibattiti e presentare proposte.
Questa è stata l’occasione per rappresentare l’importanza del dialogo parlamentare, quale forza diplomatica, ma, soprattutto, per rafforzare il “pilastro europeo” all'interno della NATO, promuovendo una maggiore cooperazione nell’ottica di migliorare gli obiettivi dell’Alleanza atlantica. I lavori sono stati aperti dal primo ministro Canadese Trudeau e da un video saluto del segretario Generale Mark Rutte che sarà a Bruxelles nel prossimo mese di febbraio e nel corso delle commissioni.
La delegazione europea ha incontrato il neo eletto presidente dell’Assemblea NATO, il portoghese Marcos Perestrello, al quale abbiamo proposto, riscontrando pieno apprezzamento, l’intenzione di organizzare a Bruxelles, per la prima volta, un seminario Rose-Roth nel 2025 ed una Sessione plenaria dell’Assemblea nel 2027.
Nel corso dei lavori da più parti è stata espressa preoccupazione in merito a possibili novità sull’Alleanza atlantica dopo le elezioni americane, con la nuova amministrazione Trump, ma il vice segretario generale NATO, l’ambasciatore Boris Ruge, ha rassicurato che non ci sono elementi su cui ipotizzare particolari novità. Interessanti e intensi sono stati gli incontri con la delegazione ucraina, alla quale abbiamo confermato il sostegno dell’Ue, e con la delegazione israeliana, con la quale abbiamo condiviso una complessiva analisi del delicato e preoccupante scenario mediorientale con particolare riferimento alle implicazioni transfrontaliere del conflitto.
In occasione della seduta plenaria ho fatto appello a tutte le delegazioni parlamentari dei paesi alleati di evidenziare che la NATO non è solo sinonimo di armamenti, come spesso viene raccontata e percepita dall’opinione pubblica, ma rappresenta un pilastro di pace e protezione. La difesa deve integrarsi però con la diplomazia e gli armamenti devono essere rafforzati, ma limitati a scopi di difesa senza diventare mai offesa.
Su questo tema Forza Italia ha sempre sostenuto la necessità di una politica di difesa comune europea con una governance più agile e resiliente per rispondere rapidamente agli scenari globali, come dimostrato da crisi recenti quali la pandemia e le guerre.