Nelle ultime ore la protezione civile Ue scrive su Twitter: “Non lasciamo indietro il nostro personale afghano, con l’aiuto dell’Ue continuano a raggiungere un rifugio sicuro in Europa. Lo staff europeo sta lavorando duramente per fornire loro il supporto necessario per questo viaggio”.
Intanto, 76 europarlamentari, appartenenti a differenti gruppi politici, hanno chiesto di assicurare corridoi umanitari sicuri in una lettera indirizzata alla presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, all’Alto rappresentante per gli Affari Ue, Josep Borrell, e alla commissaria Ue per gli Affari interni, Ylva Johansson. “La direttiva sulla protezione temporanea del 2001 ha istituito uno status di protezione di gruppo, che può essere applicato in situazioni di crisi derivanti da un forte afflusso di persone in fuga da una situazione di grande pericolo come quella attualmente in corso in Afghanistan – scrivono gli eurodeputati – In quanto paladina dei diritti umani in tutto il mondo, l’Unione europea non può trascurare cosa sta accadendo a Kabul e in tutto l’Afghanistan”.
Secondo gli europarlamentari l’Ue non può voltare le spalle alla crisi umanitaria afghana. “La nostra credibilità e, per estensione, quella dell’Occidente intero, come attore coinvolto nella tutela e promozione dei diritti umani, è in gioco”, dichiarano i deputati europei. “È dunque fondamentale utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione alleviare il più possibile le sofferenze del popolo afghano. Il primo passo essenziale deve essere la protezione di quanti hanno collaborato con noi in vari modi negli ultimi 20 anni”.
Secondo quanto riferito da funzionari europei nei giorni scorsi, l’Ue ha portato comunque già in salvo almeno quattrocento dipendenti e collaboratori Ue dal Paese con le loro famiglie.
La maggior parte, quindi, di coloro che hanno collaborato con l’Ue sembrerebbe aver raggiunto un luogo sicuro ma il totale esatto del personale che resta da mettere in salvo non è stato reso noto. Gli eurodeputati sottolineano il ruolo dell’Unione europea, che “assieme ai suoi partner e alleati storici come Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna, ha enormi responsabilità verso i cittadini afghani e difenderà sempre i valori della democrazia, i diritti fondamentali e la giustizia sociale”.
Per gli europarlamentari l’Ue deve agire e in fretta. “In Afghanistan oggi c’è una vera e propria emergenza umanitaria e ogni nostro sforzo deve andare verso la protezione di coloro che rischiano la propria vita: non c’è tempo da perdere”, affermano. La prossima settimana l’Europarlamento tornerà a riunirsi, dopo la pausa estiva, e tra i dibattiti in programma c’è la situazione in Afghanistan che divide i governi europei.
I primi firmatari della lettera, gli eurodeputati dei Cinque Stelle Fabio Massimo Castaldo e Laura Ferrara sostengono che “al Parlamento europeo è possibile arrivare a una chiara e forte maggioranza in favore dei corridoi umanitari europei”. Per il momento tra gli europarlamentari italiani figurano dieci deputati italiani del Gruppo dei Socialisti e Democratici, otto del Movimento Cinque Stelle, tre di Europa Verde, oltre a Salvatore De Meo di Forza Italia e Anna Bonfrisco della Lega.
“Il Parlamento europeo è pronto a fare la sua parte mettendo al centro solidarietà e responsabilità già a partire dalla prossima plenaria di settembre – scrivono Castaldo e Ferrara – L’atteggiamento di chiusura di alcuni Paesi membri dell’Unione europea non rappresenta la posizione ufficiale delle istituzioni europee e, siamo certi, è in minoranza anche in Consiglio”. Gli ambasciatori dell’Unione europea dovrebbero incontrarsi nei prossimi giorni e si pensa che la strategia sul tavolo potrebbe essere quella di fornire finanziamenti ai Paesi Ue che si rendono disponibili ad accogliere i migranti afghani e accordi con Stati fuori dall’Ue, come Turchia e Pakistan.
Nelle ultime ore, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha tenuto una telefonata con il primo ministro del Pakistan, Imran Khan: “Ho ringraziato il primo ministro del Pakistan per aver ospitato gli sfollati in transito – ha scritto Michel su Twitter – Abbiamo discusso della sicurezza dei cittadini in Afghanistan e della sicurezza regionale e internazionale. Il dispiegamento sicuro dell’assistenza umanitaria è la chiave”.
Intanto, tra i governi europei, divisi tra solidarietà e nuove barriere, c’è chi fa da sé e si porta avanti come la Grecia che sta costruendo un muro di 40 km per frenare i flussi.
Fonte: quotidianodelsud.it