On. Salvatore De Meo
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In queste settimane stiamo assistendo a degli importanti cambiamenti sullo scacchiere geopolitico internazionale. Se da un lato la frettolosa ritirata della scorsa estate dall’Afghanistan aveva lasciato intendere un momento di “debolezza” della NATO, tanto da convincere il presidente Putin di avere carta bianca per agire indisturbato in Europa, dall’altro lato l’aggressione all’Ucraina sembrerebbe aver dato il giusto stimolo per rilanciare il progetto di difesa comune europea. In risposta all’invasione Russa, l’UE, oltre all’imposizione di pesanti sanzioni all’economia e agli oligarchi russi, tramite il suo “Strumento europeo per la pace” ha approvato un pacchetto di aiuti, dal valore di un miliardo di euro, in armi ed equipaggiamenti di difesa per le forze armate ucraine. Questo strumento destinato alle missioni della Politica di sicurezza e di difesa comune viene finanziato interamente dagli Stati membri e quindi non rientra nel bilancio dell’UE.  Sicuramente é stata una decisione che ha rappresentato una grande novità in quanto è la prima volta nella storia che l'UE fornisce attrezzature militari a un paese terzo. È stata una decisione che ha animato un forte dibattito, anche in Italia, tra favorevoli e contrari. Nel merito il Governo danese ha annunciato che il 1° giugno 2022 terrà un referendum in cui i suoi cittadini saranno chiamati a decidere sul mantenimento o meno dell’opt-out per quanto riguarda la partecipazione alla politica di sicurezza comune, garantito loro nell’accordo di Edimburgo del 1992. Con la guerra alle porte, oggi più che mai c’è bisogno di aumentare le capacità operative dell’UE. Durante i recenti vertici del Consiglio europeo si è parlato, tra l’altro, di uno strumento che è fondamentale per il coordinamento degli sforzi europei, la cosiddetta “Bussola strategica”, tra le cui misure rientra anche l’aumento delle spese per gli armamenti, per il miglioramento della sicurezza informatica - elemento chiave nell’era digitale e delle guerre ibride - e per lo sviluppo dell’industria difensiva e spaziale. Inoltre, si è parlato dell’introduzione entro il 2025 di una forza europea di rapido intervento composta da 5.000 militari e 200 esperti. Nella speranza di vedere prima possibile una risoluzione del conflitto e alla luce delle criticità emerse dal conflitto, sarà importante che l’Unione europea rafforzi la sua posizione nello scacchiere geopolitico internazionale.