On. Salvatore De Meo
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Da diversi anni l’Ue si è dotata di una politica di promozione dei prodotti agricoli con l’intento di aiutare i produttori dell'Unione a competere in un sempre più ambizioso e concorrenziale mercato globale, ma anche con lo scopo di favorire l'occupazione e la crescita del proprio mercato interno. Al fine di allineare meglio questa politica alle recenti strategie come il Green Deal, la Farm to Fork e il Piano per la lotta contro il cancro, la Commissione europea ha deciso di rivedere questa politica affinché possa riflettere gli ambiziosi obiettivi in termini di sostenibilità e salute. È con grande senso di responsabilità che ho quindi accettato la nomina a relatore del Parlamento per la revisione della politica di promozione agroalimentare dell’UE. Questa nomina è per me motivo di soddisfazione, ma anche di ulteriore stimolo a continuare nell’azione di sostegno e valorizzazione dei nostri agricoltori e dei nostri prodotti agricoli di alta qualità. In questi anni le campagne di promozione dei prodotti agricoli dell’UE, su cui la Commissione europea stanzia mediamente 200 milioni di euro all’anno, sono state concepite per rafforzare e consolidare la presenza degli agricoltori europei sul mercato interno, ma, soprattutto, sui mercati dei Paesi terzi nonché per aumentare la consapevolezza dei consumatori nella scelta dei prodotti agroalimentari dell’Unione in quanto garantiti per qualità e sostenibilità. La politica di promozione può sicuramente contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ma bisogna tenere a mente che essa rimane, prima di tutto, una politica per la competitività del settore agroalimentare. Mi preoccupa quindi l’ipotesi che la proposta di riforma possa introdurre nuovi requisiti di condizionalità e criteri di idoneità per l’accesso ai fondi di questa politica, con l’eventuale esclusione di alcuni settori tra cui carne e vino. Su questa possibilità di riforma è stata già espressa una forte opposizione e preoccupazione da parte di molti Stati membri, tra cui l’Italia, proprio perché l’Europa è il primo esportatore mondiale di carne ed è leader nella produzione di vino, settore che ha fatto enormi passi in avanti per adattarsi a standard ambientali e di sostenibilità. Se smettessimo di promuovere carne e vino europei sui mercati esteri, i consumatori sarebbero comunque spinti a ricercare questi prodotti su altri mercati che sicuramente non mantengono gli stessi nostri standard ambientali, con un conseguente contraccolpo per la nostra economia. La proposta di riforma della Commissione europea è attesa per giugno 2022. Il lavoro che mi aspetta come relatore sarà molto delicato perché bisognerà trovare il giusto equilibrio tra gli obiettivi di sostenibilità, salute alimentare e la necessità di continuare a promuovere le eccellenze agroalimentari europee sensibilizzando un consumo responsabile e consapevole. Non possiamo consentire che alcuni prodotti vengano demonizzati o esclusi dalla politica di promozione, su basi ingiustificate e fuorvianti, dimenticando che le diverse e differenti tradizioni alimentari e culinarie degli Stati membri sono un elemento identitario dell’Europa e rappresentano un valore aggiunto che rendono forte l’agroalimentare europeo.