On. Salvatore De Meo
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La politica di promozione agroalimentare dell’Europa aiuta tutti i produttori a vendere i loro prodotti nel mercato mondiale sempre più competitivo favorendo anche l'occupazione e la crescita del mercato interno. È una politica fondamentale anche per rendere i consumatori più consapevoli degli sforzi fatti dagli agricoltori europei per fornire prodotti di qualità. Siamo in attesa della riforma di questa politica ed io sono stato indicato come relatore per il Parlamento.
La preoccupazione maggiore sta nella premessa della riforma stessa ossia l’intenzione di allineare anche la politica di promozione alle diverse strategie europee con il rischio che alcuni prodotti, come ad esempio carne e vino, possano essere esclusi dalla possibilità di accedere ai relativi fondi europei.
Nel frattempo la Commissione europea ha annunciato il programma annuale per la promozione dei prodotti agroalimentari dell’Ue per il 2023 con uno stanziamento di 186 milioni di euro senza alcuna esclusione. Il relativo bando sarà pubblicato a gennaio sul sito dell’Agenzia Esecutiva Europea per la Ricerca. Si tratta di una bella notizia perché escludere carne e vino dai programmi di promozione avrebbe significato un durissimo colpo ad intere filiere.
Questo ripensamento salvaguarda il comparto delle carni e dei vini italiani che rischiavano di essere ingiustamente penalizzati e che, al contrario, devono essere ancor di più sostenuti soprattutto dopo la crisi post pandemica, gli affanni causati dal conflitto bellico e la conseguente crisi energetica.
Forza Italia si è sempre schierata in prima linea, durante questi mesi di dibattito, per spiegare la differenza tra “uso” ed “abuso” e la validità della dieta mediterranea, evidenziando l’importanza di un consumo moderato e responsabile così come la necessità di aumentare le azioni di educazione alimentare. È evidente che la nostra attenzione a salvaguardia del Made in Italy continuerà ad esserci soprattutto perché siamo ancora in attesa della riforma della politica di promozione e della decisione su etichettatura che per il momento è stata rinviata alla fine del 2023, ma che sicuramente ci troverà fermamente contrari all’ipotesi del Nutriscore.
In qualità di relatore sulla riforma della politica di promozione, avrei preferito che il programma annuale venisse negoziato in parallelo alla proposta di riforma che doveva essere già pubblicata a maggio 2022 e sul cui ritardo la Commissione europea non si è ancora espressa nonostante le nostre numerose sollecitazioni. Ritengo che la politica di promozione non debba discriminare alcun prodotto e che i progetti debbano essere valutati e approvati solo sulla base del merito, ma, soprattutto, che le varie strategie europee, tutte riconducibili al Green deal, non debbano penalizzare il sistema agroalimentare e ridurre la sua capacità produttiva perché questo significherebbe aumentare la nostra dipendenza alimentare da Paesi terzi.